Industrial automation and electronics: my point of view. Almost real time sensations about events and new products or technologies, comments about the market, etc.
5.30.2011
La kermesse è finita, tutti a casa
SPS-Italia è terminata (ma che cosa vorrà dire SPS?) e tutti sono tornati a casa, con la classica fretta dell'ultima ora di fiera. E così, anche nani, nane, ballerini e ballerine sono rientrati nelle rispettive sedi, pronti per la prossima edizione di qualche evento a cui vorranno o dovranno partecipare. E' tornato a casa quel signore giustamente entusiasta delle sue stampanti che permettono di risparmiare un microsecondo e quindi di aumentare la produttività. E' tornata a casa la grande azienda delusa perché - mi confidava un manager - nessuno ha visitato il suo stand, nonostante il nome altisonante. Ha abbandonato il suo stand-città quell'altra grande azienda che, potendo pagare, ha potuto riempire di pubblicità tutte le riviste. Sono rientrati il nanerottolo tutto sudato e quella nanerottola di cui tutti ricordano gli occhi ma non il nome, che è irrilevante. Qualche gadget avanzava, lo si è allungato frettolosamente agli 'operatori del settore' che si allontanavano dai padiglioni per raggiungere le loro auto infuocate. Qualche rivista avanzava negli stand, nessuno l'ha presa nemmeno gratis. Che dire? Qualche cosa di interessante c'era: con oltre 200 espositori sarebbe stato impossibile il contrario. C'era anche molto deja-vu, ma va bene così: era per quelli che non sono potuti andare in Germania. Ci sono stati anche molti (troppi) convegni, molti andati deserti. Il fatturato c'è stato, con buona pace degli organizzatori e del loro esercito di collaboratori. Ma i grandi sono rimasti grandi, arroccati nei loro stand. I piccoli erano relegati nei soliti corridoi periferici e molti di loro non sono nemmeno stati notati: sono rimasti piccoli. La mia impressione è che la fiera ha dimostrato chiaramente - se mai ce ne fosse stato bisogno - la forte connotazione commerciale della tecnologia di automazione: vince il più forte nelle comunicazione e nell'offerta, il più grande, a volte il più ammanicato con i grandi decisori. E questi non sono sempre i migliori. Faccio un esempio. Lo stand di Profibus era imponente, sempre ben presidiato, pieno di prodotti. Lo stand di Odva (il consorzio che promuove DeviceNet) era piccolissimo, all'interno c'erano solo un video e qualche brochure, lo presidiava, a turno, qualche persona che non ha mai ricevuto visite. Chi ha visitato la fiera potrebbe avere l'impressione che il Profibus sia mille volte più importante o migliore di DeviceNet. E' davvero così? Io penso proprio di no e inviterei tutti coloro che hanno evitato lo stand Odva ad approfondire DeviceNet e le sue applicazioni. Gli esempi potrebbero proseguire, ma ritengo che dovrebbero portarci a una conclusione: leggendo una rivista, non guardiamo solo le pagine delle aziende che fanno pubblicità (e che spesso sono 'vendute' insieme all'inserzione: avete mai visto un articolo che parla male di un inserzionista?); analogamente, visitando una fiera andiamo a vedere anche i piccoli, anche se non regalano l'hula-hop e anche se la standista ha 50 anni e li dimostra tutti, perché stare in piedi stanca. Apple, Hewlett-Packard, Microsoft e National Instruments, tanto per fare degli esempi, non sono forse nate in un garage? E, secondo voi, quanto erano grandi i loro stand nelle prime fiere a cui hanno partecipato?
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