12.30.2009

L’importanza sociale della domotica

L’età media della popolazione nel nostro Paese è tra le più elevate del mondo. Già oggi, circa il 18% degli Italiani supera i 65 anni, una percentuale destinata a salire rapidamente nei prossimi anni.
Attualmente, inoltre, una persona su 20 è disabile, senza considerare le disabilità temporanee. Per affrontare il problema è stato sviluppato un nuovo approccio strettamente legato alla domotica, denominato “Assistive Technology”. I vantaggi saranno molteplici: per i cittadini, che potranno restare il più a lungo possibile nel loro ambiente familiare, ma anche per l’intera comunità, che vedrà diminuire i costi sociali della pubblica assistenza. Ulteriori vantaggi, infine, si avranno anche per le imprese che operano nel settore della domotica.
Dal punto di vista tecnologico, sistemi sofisticati di Building Automation sono da tempo disponibili sul mercato e, nonostante i costi relativi alla loro implementazione siano lievemente superiori rispetto a quelli degli impianti tradizionali, essi offrono molti benefici anche in termini di risparmio energetico. Infatti, i sistemi di domotica consentono di ridurre i costi di gestione perché tutti gli impianti sono armonizzati tra loro e le diverse funzioni vengono ottimizzate.
L’Istituto centrale per l’industrializzazione e la tecnologia edilizia (Icite) del Cnr ha condotto uno studio recentemente pubblicato e intitolato “Requisiti per le abitazioni degli anziani”. Dai dati raccolti emerge che i costi per garantire l’assistenza sono sempre più alti, perché la popolazione diventa sempre più anziana. Una risposta può venire dalle tecnologie informatiche, che possono ricreare fra i muri domestici un ambiente confortevole e sicuro, dove tutto è sotto controllo. La tecnologia permette già oggi di governare in modo automatico il funzionamento degli elettrodomestici, dei sistemi di allarme, degli ascensori. Allo stesso modo, la telematica è in grado di garantire la medicina a distanza e l’anziano può essere sorvegliato dalle strutture sanitarie, pur continuando a vivere nella propria abitazione.
D’altra parte, un preciso obiettivo comunitario è quello di lasciare il disabile o l’anziano nel suo ambiente, mantenendolo quindi il più possibile autonomo.
In Italia, tuttavia, manca ancora una diffusione a largo spettro di queste tecnologie. Le prime esperienze hanno riguardato soprattutto il livello del telesoccorso e della teleassistenza agli anziani, ma l’erogazione di questi servizi ha avuto una battuta d’arresto nel ‘92, l’anno di Tangentopoli. C’è anche un altro problema: non sempre queste tecnologie sono accessibili alla fascia di persone a cui si rivolgono, anche perché anziani e disabili non ricevono la dovuta attenzione durante la progettazione dei sistemi di domotica. Occorre quindi che i produttori e i sistemisti del settore collaborino più strettamente con figure come i fisioterapisti e gli assistenti sociali. Un po’ come avviene in Finlandia, dove a Marjala è stata realizzata la prima città per tutti, senza barriere di alcun tipo, che nel 2010 dovrebbe raggiungere i 2500 abitanti. O come è avvenuto a Horsholm, in Danimarca, dove sono state costruite 39 villette per disabili, collegate a un edificio centrale.
I primi segnali positivi non mancano. Nel nostro Paese, infatti, è stato avviato il progetto Aurora, che si propone di sviluppare un’interfaccia di comunicazione degli eventi di sicurezza nell’ambito domestico e delle relative procedure da adottare, utilizzando tecniche adattabili in funzione del disabile: ai non vedenti si comunica tramite sintesi vocale, ai non udenti si presentano le informazioni sul televisore o su display.
Appaiono anche le prime iniziative concrete. Per esempio, sorgerà in Toscana, a Peccioli (Pisa) un villaggio automatizzato per anziani. Soluzioni informatiche e telematiche permetteranno di assicurare assistenza e intrattenimento agli ultrasessantenni che si rivolgeranno al centro, con un investimento di 3,5 milioni di euro.
Diverse le esperienze di altri Paesi, che promuovono la diffusione della domotica nelle singole abitazioni. Negli Stati Uniti, per esempio, una piccola “piscina intelligente” contribuisce al benessere di una coppia di pensionati di Barton Creek Lakeside, nel Texas. Premendo un pulsante, l’acqua viene riscaldata da un controllore, scende da una cascata in miniatura ed entra nella piscina illuminata, dove viene tenuta in movimento da una pompa.
Un esempio di edonismo da redditi medio-alti? Non proprio. Lui è un ex funzionario commerciale della Ingersoll Rand, lei una ex insegnante. La casa è modesta, c’è solo un televisore da 17 pollici, manca l’impianto stereo. La coppia non ha nemmeno un Pc, se si esclude un vecchio 286 inutilizzato da anni. Ma un sistema HomeBase di Home Controls, inserito in una normale presa elettrica e programmato da un tecnico specializzato, permette ai due anziani di prendere un bagno caldo e rilassarsi in condizioni sempre ottimali. L’unità HomeBase comanda attraverso l’impianto elettrico della casa le apparecchiature collegate alla piscina, tenendo conto dei parametri impostati dal programmatore e delle condizioni ambientali esterne. Gli aggiornamenti del programma di controllo vengono scaricati via modem, in modo totalmente “trasparente” per i due anziani utilizzatori. Un esempio che dimostra come la domotica, anche nelle sue applicazioni più semplici, può contribuire a migliorare la qualità della vita. Sempre negli Stati Uniti, del resto, è stato provato che i pensionati sono tra i maggiori utilizzatori di Internet, perché li aiuta a tenersi informati e a conoscere molte persone.

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