Segno dei tempi o naturale risultato di un'evoluzione? Mi riferisco al Bias (anzi, alla Bias - Biennale Internazionale dell'Automazione e Strumentazione). Per chi, come me, ha studiato e ha iniziato a lavorare negli anni '70 c'erano due mostre di riferimento molto importanti: il Bias e l'Intel. L'Intel si è successivamente sdoppiata in EnerMotive e LivinLuce. Il Bias è rimasto tale. Ma solo nel nome.
Ricordo quando si andava in Fiera e, prima ancora di arrivare ai cancelli, si veniva sommersi di volantini e riviste magari pubblicate la sera prima. Poi si entrava e il quartiere fieristico era occupato quasi per intero dagli espositori. Le aziende, grandi e piccole, c'erano tutte. E i convegni erano numerosi e di primissima qualità. Si passava una giornata a stringere contatti, a rivedere colleghi e interlocutori, a dare un volto a voci prima sentite solo al telefono. Soprattutto, si raccoglievano informazioni, documenti e biglietti da visita per garantirsi un know-how che faceva sentire proietatti nel futuro. Chi andava al Bias perché non poteva permettersi di visitare una fiera negli USA o anche solo la 'mitica' Hannover Messe riceveva comunque la sensazione di essere a contatto con il top della ricerca e della produzione in campo elettronico, dell'automazione e della strumentazione.
Il cambiamento è cominciato qualche anno fa. Non sono mai entrato nella 'stanza dei bottoni', ma sia da professionista che da visitatore ho visto cose che mi hanno lasciato un po' perplesso. Ricordo, ad esempio, di avere organizzato un convegno, per conto di un certo editore. Mi sono preoccupato di invitare alcuni dei nomi più rappresentativi del settore ma, quando la 'scaletta' era quasi pronta, mi è arrivata una telefonata. "Per favore, tolga l'ing. x dell'azienda y, perché non sono espositori". E questo mi fu 'consigliato' non da un luminare, ma da un 'uomo qualunque' della direzione. Rifiutai, ma per potere procedere con i lavori dovetti aggiungere ai miei relatori il rappresentante di un'azienda che, pur non avendo nulla di particolare da dire, era 'espositrice'. Classico compromesso all'italiana.
Un'altra volta fu chiesto, a me e ad altri colleghi, di 'premiare' gli articoli più interessanti apparsi sulle nostre riviste nei due anni precedenti. Ci fu detto però di "tenere in debita considerazione soprattutto gli inserzionisti". Che naturalmente vinsero tutti i premi: qualcuno meritatamente, nonostante tutto, ma altri con molto meno merito. Nell'edizione di quest'anno, mi pare che questi 'premi' non verranno assegnati. Forse qualcuno ha protestato, o forse i premi non interessavano granché e nessuno ne ha più parlato.
Ed eccoci appunto all'edizione 2010. Mi si dice che molte grandi aziende non parteciperanno (ma parteciperanno, per esempio, alla prossima SPS, quindi non è una questione di budget). Leggo che la superficie espositiva sarà molto ridotta rispetto al passato e che insieme al Bias si svolgeranno altre fiere in padiglioni contigui. Forse per non dare quella sensazione di vuoto che tutti temono: gli organizzatori, in primis; ma anche gli espositori, perché pensano di avere gettato via il loro denaro; e i visitatori, che si riconoscono tra loro fra torme di ragazzini. Mi si dice che, forse per 'fare numero', si svolgerà in contemporanea anche una mostra-convegno sulle comunicazioni m2m. Non mi stupisco. Su certe riviste del nostro settore ho visto persino la pubblicità di vini per riempire pagine che altrimenti sarebbero state invendute. Sembra quasi di leggere nel pensiero di qualche membro del comitato organizzativo: "Caro visitatore, vieni! Ti offriamo un po' (poca) automazione, un po' (poca) elettronica, un po' (poca) pneumatica, ecc. E' impossibile che nulla di tutto ciò ti interessi, qualcosa troverai, vieni almeno a lustrarti gli occhi con le ragazze che abbiamo messo negli stand".
Peccato. Nonostante tutto, auguro sinceramente il massimo successo al Bias, a cui mi legano anni di frequentazione. Potrei anche sbagliarmi clamorosamente e perdere così un'edizione magnifica. Credo però più alla mia conoscenza del settore. Quindi, quest'anno investirò diversamente i 3 euro del biglietto della metropolitana e, soprattutto, mi godrò altrove le calde giornate primaverili che faranno da cornice all'autunno del Bias.
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